giovedì 22 dicembre 2011

ROBERTO BAGGIO “Il Divin Codino” dai ginocchi di cristallo

RITRATTO DI UN CAMPIONE DI CALCIO E DI VITA”
"Notti Magiche" di  ITALIA '90
Roby Baggio con Totò Schillaci

 
Roberto Baggio in azione di gioco con la maglia della Fiorentina



Dati biografici
Nome
Roberto Baggio
Paese
Altezza
174 cm
Peso
73 kg
Dati agonistici
Disciplina
Ruolo
Ritirato
16 maggio 2004
Carriera
Giovanili
1974-1980
1980-1982
Squadre di club:
1982-1985
36 (13)
1985-1990
94 (39)
1990-1995
141 (78)
1995-1997
51 (12)
1997-1998
30 (22)
1998-2000
41 (9)
2000-2004
95 (45)
Nazionale
1988-2004
56 (27)
Palmarès
W.Cup.svg  Mondiali di calcio
Bronzo
Argento

Statistiche aggiornate al 15 novembre 2007


« I rigori li sbagliano soltanto quelli che hanno il coraggio di tirarli. »

(Roberto Baggio)
Roberto Baggio (Caldogno, 18 febbraio 1967) è un dirigente sportivo ed ex calciatore italiano, di ruolo attaccante, attuale Presidente del Settore tecnico della FIGC.
Considerato uno dei migliori giocatori della storia del calcio italiano, occupa la 16ª posizione (primo italiano) nella speciale classifica dei migliori calciatori del XX secolo pubblicata da World Soccer, ed è stato inserito da Pelé nel FIFA 100, la lista dei 125 più grandi calciatori viventi divulgata il 4 marzo 2004.
Pur non avendo mai vinto la classifica dei marcatori, è il sesto realizzatore di sempre del campionato di Serie A con 205 gol, preceduto da Piola, Nordahl, Meazza, Altafini e Totti.
Con 318 gol segnati in totale tra club e Nazionale è in assoluto il terzo marcatore di sempre in Italia, dietro solo a Silvio Piola (364 gol) e Giuseppe Meazza (338).
In Nazionale conta 56 presenze e 27 gol, che lo collocano al quarto posto tra i realizzatori in maglia azzurra, a pari merito conAlessandro Del Piero. È l'unico calciatore italiano ad aver segnato in tre diverse edizioni dei Campionati del mondo (1990, 1994 e1998). È stato vicecampione del Mondo nel 1994 e ha raggiunto il terzo posto ai Mondiali nel 1990.
Nel 2002 è stato inserito nel FIFA World Cup Dream Team,[5] selezione formata dai migliori undici giocatori della storia deiMondiali.
Vincitore di pochi trofei con le squadre di club nelle quali ha militato, a livello individuale ha conseguito numerosi riconoscimenti, aggiudicandosi tra l'altro il Pallone d'oro 1993 (uno dei 5 italiani ad essere stato premiato con il Pallone d'oro assieme a Omar Sivori,
Gianni Rivera, Paolo Rossi e Fabio Cannavaro), anno in cui è stato eletto anche FIFA World Player da una giuria composta dai commissari tecnici e dai capitani delle Nazionali di tutti i continenti.
È uno dei 5 calciatori (gli altri sono Giovanni Ferrari, Riccardo Toros, Eraldo Mancin e Alessandro Orlando) ad aver vinto due scudetti consecutivi con due differenti squadre in Italia.

Biografia 

Sesto degli otto figli di Matilde Rizzotto e Fiorindo Baggio (fra cui vi è Eddy, anch'egli calciatore), si sposa giovanissimo (1989) con la compagna Andreina Fabbi, da cui ha tre figli: Valentina, nata nel 1990, Mattia, nato nel 1994, e Leonardo, nato nel 2005.
È un devoto buddhista aderente alla Soka Gakkai, tanto che ha aperto una sala di riunione a Thiene.[9]
Il 16 ottobre 2002 è stato proclamato ambasciatore della FAO.
In occasione dei suoi quaranta anni, ha dato vita al suo blog, con la finalità di mettere in comunicazione i suoi ammiratori e tutti gli appassionati al gioco del calcio.
Il 9 novembre 2010 gli viene assegnato il "Peace Summit Award 2010" per «il suo impegno forte e costante alla pace nel mondo e le relative attività internazionale»;[12][13] si tratta di un riconoscimento assegnato annualmente da una commissione composta dai Premi Nobel per la pace alla personalità che più si è impegnata verso i più bisognosi.

L'autobiografia 

Ha scritto un'autobiografia, pubblicata nel 2001, col titolo “Una porta nelcielo”(Limina Edizioni, ISBN 88-88551-92-1), nella quale, oltre a raccontare i periodi difficili dopo i gravi infortuni e il suo rapporto con la fede buddhista, descrive ed approfondisce i suoi complicati rapporti con alcuni allenatori (Arrigo Sacchi, con cui in seguito si è chiarito, Renzo Ulivieri e soprattuttoMarcello Lippi), spendendo parole di elogio per molti altri (Giovanni Trapattoni, Gigi Simoni, Gigi Maifredi, Oscar Washington Tabarez e Carlo Mazzone).
In particolare vengono descritti i contrasti con Marcello Lippi durante la stagione 1999-2000 all'Inter. 
Marcello Lippi, racconta, tenne nei suoi confronti un atteggiamento apertamente ostile ed ingiusto durante tutta la stagione, totalmente in contrasto con gli elogi e le promesse fatte ad inizio stagione.
Celebre l'episodio, raccontato nel libro, in cui, durante una partitella al ritiro dell'Inter, fa un lancio smarcante di quaranta metri per Christian Vieri, questi segna, si gira e applaude insieme a Christian Panucci il suo bel lancio.
Lippi urla: «Vieri, Panucci, ma che cazzo fate? Credete di essere a teatro?
Non siamo qui per farci i complimenti a vicenda, tantomeno
al sig. Baggio, siamo qui per lavorare!».
Baggio accusa inoltre Lippi di avergli chiesto, in pratica, di
"fare la spia", ossia riportare eventuali voci contro il mister viareggino, quando ad un certo punto della stagione il tecnico ebbe l'impressione che qualcuno remasse contro di lui nello spogliatoio.
Dinanzi al netto rifiuto da parte di Baggio, sarebbe nato l'atteggiamento ostile che poi si estrinsecò attraverso l'episodio del rimprovero a Panucci e Vieri ma anche tantissimi altri episodi che nel testo non sono stati resi noti.
Durissima è la risposta da parte di Lippi che, senza mezzi termini, asserisce di non aver mai chiesto aiuto a Baggio "perché è una persona di cui non ho stima e che non reputo importante dal punto di vista umano" (queste le testuali parole del tecnico viareggino).
Dopo l'episodio, Lippi ha dato mandato ai suoi avvocati di avviare un'azione legale contro il giocatore, contro quelle che il tecnico ritiene "cattiverie e falsità".

Caratteristiche tecniche

Soprannominato “Divin codino”, era un fantasista, adatto anche in fase di trequartista. 

Eccelso dal punto di vista tecnico, era uno dei migliori specialisti italiani nei calci di punizione, abile anche dai tiri dagli 11 metri.


Un calciatore di gran classe, Michel Platini lo definì un «nove e mezzo»,
perché lo vedeva metà attaccante e metà rifinitore.

Roby Baggio  mitico numero 10 della nazionale di calcio italiana


Dopo aver iniziato nella squadra del suo paese, all'età di 13 anni si trasferì al Vicenza, a quel tempo in Serie C1.
Si mise subito in luce nelle formazioni giovanili, segnando negli anni 110 gol in 120 presenze.
Tale risultato gli permise di debuttare in prima squadra
il 5 giugno 1983 all'ultima giornata del campionato di C1.
Nella stagione 1984-1985 mise a segno 12 gol in 29 partite, consentendo alla sua squadra la risalita in Serie B, ma in una delle ultime partite di campionato, il 5 maggio 1985 contro il Rimini allenato da Arrigo Sacchi, subì un grave infortunio al ginocchio destro (compromessi legamento crociato anteriore, capsula, menisco e legamento collaterale), il primo e il più grave di una lunga serie, che lo costrinse ad un lunghissimo periodo (oltre un anno) di assenza dai campi di gioco.
Durante questa fase di riposo forzato e quindi di incertezza sulla propria carriera di calciatore visse una profonda crisi personale e spirituale, che lo convinse ad abbracciare definitivamente la fede buddista.

Alla FIORENTINA 
La Fiorentina, che lo aveva già ingaggiato prima dell'infortunio,
avrebbe potuto recedere dal contratto, ma Piercesare Baretti
decise di credere nel suo recupero. Dopo un anno e mezzo di duro lavoro, esordì in Serie A il 21 settembre 1986 allo Stadio Artemio Franchi contro la Sampdoria ed il suo primo gol nella massima divisione arrivò su punizione il 10 maggio 1987 contro il Napoli di Maradona, che proprio in quel giorno festeggiava il primo scudetto della sua storia (la partita finì 1-1).
Nella stagione successiva si presentò a San Siro segnando alla seconda giornata in Milan-Fiorentina 0-2. Negli anni seguenti fu protagonista di primo piano nel panorama calcistico italiano; la Fiorentina navigava nelle zone medio-alte della classifica e raggiunse una finale di Coppa UEFAnel 1990, persa poi contro la Juventus. Alla fine dell'anno ricevette il "Trofeo Bravo", premio assegnato dalla rivista Guerin Sportivo al miglior giovane Under-23 partecipante alle coppe europee, unico ma importante riconoscimento personale vinto con la Fiorentina.
Nel 1988 venne convocato per la prima volta in Nazionale, in occasione del match del 16 novembre contro l'Olanda, nella gara amichevole organizzata in ricorrenza del 90º anniversario dell'istituzione della 
FIGC. In azzurro segnerà complessivamente 27 gol in 56 partite.
Rimase a Firenze fino al 18 maggio 1990, quando venne acquistato dalla Juventus per la cifra record, a quei tempi, di 25 miliardi di lire. 
La tifoseria viola, consapevole di perdere il proprio simbolo, scese in piazza protestando contro la dirigenza ed il presidente Pontello.
I disordini causarono anche diversi feriti ed arrivarono fino a Coverciano, creando non pochi problemi al ritiro degli Azzurri in preparazione per i Mondiali e al giocatore stesso, che arrivò a ricevere sputi da alcuni esagitati.

Roby Baggio con la maglia del Bologna


L'allora procuratore Antonio Caliendo ha in seguito narrato un fatto singolare al riguardo: «Mi ricordo ancora la scena: quando Baggio passò dalla Fiorentina alla Juventus, in conferenza stampa, davanti ai giornalisti gli misero al collo la sciarpa bianconera e lui la gettò via.
Fu un gesto imbarazzante. Io dissi che il ragazzo andava compreso:
era come se avessero strappato un figlio alla madre.
Ammetto che, quella volta, rimasi molto colpito anch'io».
Baggio restò per sempre legato a Firenze ed ai colori viola, suscitando non pochi malumori tra i suoi nuovi tifosi.
Oltre all'episodio della sciarpa, rimase celebre il rifiuto di calciare un rigore durante un Fiorentina - Juventus (1-0) dell'aprile 1991, andando poi a salutare i suoi ex tifosi raccogliendo una sciarpa viola che gli era stata lanciata dagli spalti, in un'atmosfera surreale di applausi e fischi.

Alla JUVENTUS 
Dopo i Mondiali italiani, iniziò la sua storia con la Juventus, che durerà cinque anni (78 i gol segnati nel campionato italiano con la maglia bianconera).
Furono gli anni della consacrazione a livello mondiale, che lo videro vincitore con i colori bianconeri di uno scudetto,
una Coppa Italia ed una Coppa UEFA.
Nel primo anno con la Juventus di Gigi Maifredi segnò 27 gol, tra cui uno nel ritorno della semifinale di Coppa delle Coppe contro il Barcellona finito 1-0 con gol di Baggio che non fu sufficiente a ribaltare l'1-3 dell'andata.
A fine campionato la Juve restò fuori dalle posizioni UEFA.
L'anno successivo sulla panchina della Juve torna Giovanni Trapattoni. La Juve, fuori dalle Coppe, arrivò seconda in campionato dietro al Milan.
Nella stagione 1992-1993 la Juventus riuscì a battere per la seconda volta in due anni il Milan, con un perentorio 1-3 a San Siro con firma
di Baggio.
Termina la stagione con 21 gol e con la fascia di capitano al braccio.
In Coppa UEFA, in semifinale contro il Paris Saint-Germain, Baggio segna una doppietta nella gara di andata finita 2-1 per i bianconeri e quindici giorni dopo, a Parigi, sarà ancora Baggio a siglare il successo per 0-1 che vale la finale, partita nella quale segna un'altra doppietta, contro il Borussia Dortmund.
Al ritorno la Juventus vince per 3-0 e si aggiudica il trofeo.
A fine anno vince Pallone d'oro e FIFA World Player.
Dopo il mondiale americano la stagione sembrò iniziare nel migliore dei modi, con un buono stato di forma e diversi gol.
Il 27 novembre 1994 nella partita Padova - Juventus (1-2)
segnò uno splendido gol ma poi si infortunò al ginocchio destro.
A dicembre si classificò secondo nella classifica del  Pallone d'oro 1994, alle spalle di Hristo Stoichkov, e terzo in quella del  FIFA World Player, dietro allo stesso giocatore bulgaro e a Romario.
Dopo l'infortunio la società aveva deciso di non farlo sottoporre ad
una operazione e Baggio rientrò in campo dopo quasi cinque mesi, segnando comunque gol decisivi per la conquista dello scudetto e della Coppa Italia.
Il periodo di assenza dal terreno di gioco favorì l'esplosione del giovane Alessandro Del Piero, sul quale la dirigenza bianconera e il nuovo allenatore Marcello Lippi scelsero di puntare,
e venne ceduto al  Milan nell'estate del 1995, nonostante il parere contrario dei tifosi.

AL MILAN
Con il Milan, allenato quell'anno da Fabio Capello, vinse subito lo scudetto, il secondo consecutivo per lui, tuttavia, le discussioni sul suo vero ruolo (punta, mezzapunta, rifinitore) e sulla compatibilità con 
Dejan Savićević si sprecarono, nonostante mostrasse invece un'ottima intesa sia con il montenegrino che con George Weah.
Parte titolare in quasi tutte le partite ed assume anche il ruolo di primo rigorista della squadra, ma viene puntualmente sostituito dal tecnico di Pieris, che non lo riteneva in grado di giocare per tutti e 90 i minuti.
Non venne convocato da Sacchi per gli Europei del 1996, nel quale la Nazionale si fermò al turno preliminare.
Nella stagione successiva sulla panchina del Milan arrivò l'allenatore uruguagio Oscar Washington Tabárez, che subito dichiarò di voler puntare su di lui e sull'asso africano George Weah per l'attacco della squadra. Partì infatti titolare nelle prime partite stagionali, esordendo anche in UEFA Champions League nel match casalingo contro il Porto, ma la crisi di risultati della squadra lo relegò in panchina, a favore di Marco Simone.
Tabarez venne infine esonerato ed al suo posto la società chiamò l'ex tecnico Arrigo Sacchi, con il quale Baggio non era in buoni rapporti dopo il Mondiale americano; la situazione restò tesa tra i due, oltre a venir sostituito nel ruolo di rigorista da Demetrio Albertini, venne anche relegato nel ruolo di riserva del francese Christophe Dugarry.
In rossonero non trovò più spazio e, sebbene lasciasse il segno nelle occasioni in cui viene impiegato (come ad esempio il gol nel derby ritorno della stagione 1996-1997, finito 3-1 per i nerazzurri) non riuscì a far cambiare idea al tecnico.
Tuttavia, il 30 aprile 1997 ritrovò la convocazione in Nazionale (non più guidata da Sacchi) segnando uno splendido gol nella partita giocata al San Paolo di Napoli contro la Polonia valida per le qualificazioni ai Mondiali 1998.
Nell'estate 1997 si presentò al raduno milanista con l'intenzione di restare, ma il rientrante Fabio Capello non mostrò alcuna fiducia in lui. La nuova gestione tecnica lo convinse così ad abbandonare il Milan.
Decise di ripartire con una nuova vita, dopo aver raggiunto un accordo di massima col Parma, vanificato all'ultimo momento dall'intercessione negativa dell'allenatore Carlo Ancelotti, pare per questioni tattiche:
il tecnico di Reggiolo, appena affacciatosi alla Serie A, non era disposto a modificare il collaudato 4- 4- 2 per far posto a Baggio, per cui per il Divin Codino rimaneva soltanto un posto tra gli attaccanti, da contendersi con Enrico Chiesa e Hernan Crespo.
Avendo bisogno di giocare con continuità per guadagnarsi un posto fra i 22 che avrebbero preso parte ai Mondiali francesi, scelse allora Bologna per la sua rinascita, tagliando anche il celebre "codino". A distanza di anni, Ancelotti si dichiarerà pentito di aver rinunciato al talento di Baggio; nella sua biografia del 2009 Preferisco la Coppa, Ancelotti infatti scrive: «Ho sbagliato ad essere così intransigente, con il tempo ho imparato che una soluzione per far coesistere tanti grandi giocatori alla fine si trova. A Parma pensavo ancora che il 4-4-2 fosse lo schema ideale per eccellenza, ma non era così.
Se avessi la macchina del tempo, tornerei indietro e Baggio eccome se lo prenderei.
Avrei potuto gestire la situazione in maniera diversa».

Al BOLOGNA
Quella nel Bologna sarà la stagione del record di marcature per Baggio, con ben 22 gol segnati in 30 partite, tanto da meritarsi la fiducia del nuovo ct della nazionale Cesare Maldini e la convocazione per i Mondiali del 1998.
Anche in questa stagione si verificarono alcune incomprensioni con l'allenatore di turno, Renzo Ulivieri, tanto che lasciò il ritiro della squadra quando il tecnico gli comunicò che non avrebbe giocato dall'inizio nella partita con la Juventus.
Nella sua biografia, pubblicata poco prima dei mondiali del 2002, accusa Ulivieri di essere stato invidioso della sua fama, in quanto la stampa attribuiva le vittorie del Bologna al suo talento, mettendo in ombra il lavoro dell'allenatore.

All’ INTER
In quella stessa estate si trasferì all'Inter, fresca vincitrice della Coppa UEFA e grande favorita in tutte le competizioni, guidata da Gigi Simoni.
Fu una delle annate più controverse della squadra, tormentata da infortuni celebri (su tutti Ronaldo) e caratterizzata da numerosi cambi d'allenatore (dopo Simoni, arrivarono Lucescu, Hodgson e Castellini), che gli impedirono di esprimersi al meglio.
Unica soddisfazione della stagione, la doppietta realizzata in Champions League il 25 novembre 1998 contro il Real Madrid campione in carica, nei minuti finali della gara.
Nella seconda stagione arriva Marcello Lippi, che lo utilizzò col contagocce, ma Baggio riuscì a sfruttare al meglio i pochi spezzoni di partita che gli furono concessi mettendo a segno gol importanti in Campionato ed in Coppa Italia.
Polemizzò apertamente contro Lippi e smentì pubblicamente le voci infondate sui suoi presunti guai fisici, precisando che veniva spesso tenuto fuori per scelte personali dell'allenatore.
Nella partita con il Verona del 23 gennaio 2000, l'Inter perdeva 1-0 e Lippi, non avendo altri attaccanti a disposizione, si vide costretto a farlo entrare: di tutta risposta, regala l'assist per il pareggio e segna
il gol del 2-1.
A fine stagione, scaduti i due anni di contratto, si congedò dall'Inter nel migliore dei modi e chiuse tutte le polemiche lasciando parlare il campo: con una doppietta nello spareggio contro il Parma del 23 maggio 2000, svoltosi allo stadio Bentegodi di Verona, permise ai neroazzurri di accedere ai preliminari di Champions League.
La grande prestazione contro il Parma è considerata tra i capolavori della sua carriera, anche per le conseguenze connesse: aveva spiegato che sarebbe rimasto all'Inter soltanto nel caso di un addio di Marcello Lippi ma, dal canto suo, Moratti aveva spiegato che Lippi sarebbe rimasto solo in caso di qualificazione in Champions League quindi, segnando quella doppietta, di fatto segna la propria esclusione dalla squadra neroazzurra.
Nonostante i soliti sprazzi di classe, paga la poca continuità concessagli durante la stagione, ed il CT della Nazionale Dino Zoff, nonostante la solita mobilitazione popolare, lo lascia fuori dalla lista dei 22 convocati per gli Europei in Belgio e Olanda.


Roby Baggio con la maglia del Milan

Al BRESCIA 
Mancata la convocazione in Nazionale, decide di ritornare in una squadra provinciale, trasferendosi al Brescia sotto la guida di Carlo Mazzone, di cui diviene il capitano.
Rifiuta l'offerta della Reggina per non allontanarsi da casa  e le
Offerte digrosse squadre come Arsenal e Real Madrid, ma l'intenzione
di restare in Italia ha una motivazione ben specifica:
partecipare ai Mondiali del 2002.
Durante la stagione 2000-2001 smentisce ancora una volta coloro che lo davano per finito e conduce la sua squadra ad una insperata qualificazione alla Coppa Intertoto, nella quale i lombardi riescono a raggiungere la finale, poi persa contro il Paris Saint-Germain, nonostante un suo gol su rigore nella gara di ritorno che consente di pareggiare ma non di passare il turno.
Durantela stagione, nel girone di ritorno, il 1º aprile 2001 in
Juventus-Brescia segna uno dei gol più belli: Pirlo lo lancia con un preciso passaggio da centrocampo e lui salta Van der Sar con un delizioso stop a seguire per poi insaccare a porta vuota, dopo un fuorigioco non segnalato dal guardialinee con conseguenti polemiche, fissando il punteggio sul definitivo 1-1, risultato che allontanerà la Juventus dal vertice della classifica, guidata fino alla fine dalla Roma.
Anche all'estero gli addetti ai lavori notano il suo rendimento sempre ad alti livelli e, nonostante non partecipi con il proprio club alle coppe europee e non venga più convocato in nazionale da anni, viene inserito fra i 50 pretendenti per il Pallone d'oro 2001, giungendo venticinquesimo nella classifica finale, un risultato di rilievo per un giocatore privo della vetrina internazionale.
La stagione decisiva (2001-2002) inizia nel migliore dei modi ed addirittura si ritrova capocannoniere con 8 gol dopo 9 giornate.
Segue però una prima lesione al ginocchio avvenuta a causa di un contrasto duro con Antonio Marasco del Venezia in campionato, si fa male anche con il Parma in Coppa Italia.
Stavolta la diagnosi è tremenda: rottura del legamento crociato anteriore e lesione del menisco interno del ginocchio sinistro.
Viene operato in Francia e, con una grandissima determinazione, riesce a rientrare in campo a 76 giorni dal giorno dell'infortunio (un record per il tipo d'infortunio subito), a tre giornate dalla fine del campionato.
Nella partita del rientro, in casa della Fiorentina, segna un gol dopo appena due minuti dal suo ingresso in campo, raddoppiando poco dopo, e le reti vengono accolte da calorosi applausi anche da parte della tifoseria Viola.
Nell'ultima di campionato riesce a salvare ancora una volta il Brescia dalla retrocessione con un gol decisivo contro il Bologna (finita poi 3-0). 
La stagione si conclude con un bottino di undici gol segnati in dodici partite, ma tutto questo non basta per convincere il commissario tecnico della Nazionale Giovanni Trapattoni a convocarlo, che lo riteneva non completamente ristabilito dall'infortunio e non in forma ottimale.
Nelle due stagioni successive continua a giocare nel Brescia e, soprattutto con i suoi gol, fa raggiungere alla squadra la qualificazione per l'Intertoto, ed il 14 marzo 2004, durante il match contro il Parma, mette a segno il suo duecentesimo gol in Serie A (a fine stagione raggiungerà quota 205), soglia raggiunta solo da altri sei giocatori
nel campionato italiano: Silvio Piola, Gunnar Nordahl, 
Quanto fosse determinante il suo apporto, sebbene a fine carriera, per il Brescia è dimostrato indirettamente da una semplice constatazione:
gli anni di Baggio coincidono con il periodo di più lunga permanenza del Brescia in Serie A (5 stagioni) ed alla fine della stagione 2004-2005, successiva al suo ritiro, il Brescia retrocederà in Serie B.
Disputa l'ultima partita della sua lunga carriera a San Siro il 16 maggio 2004 in Milan - Brescia (4-2), ultima giornata della stagione 
Alla sua uscita, cinque minuti prima dalla fine dell'incontro, viene abbracciato da Paolo Maldini e tutto lo stadio si alza in piedi per tributargli un lungo applauso.
Al termine della stagione, il Brescia in suo onore ritira la maglia
numero 10, da lui indossata per quattro stagioni.


 In Nazionale 

Conta una convocazione con la rappresentativa Under-21 nel 1987 che non lo vide però scendere in campo. Convocato dal ct Azeglio Vicini, esordisce con la maglia della Nazionale il 16 novembre 1988,
a 21 anni, nella partita amichevole Italia-Olanda (1-0).
Segna il suo primo gol in maglia azzurra il 22 aprile 1989 a Verona, contro l'Uruguay, su calcio di punizione. Nella partita amichevole contro la Bulgaria del 20 settembre 1989, segna il 500º gol realizzato in Italia dalla Nazionale (firmerà poi una doppietta nella medesima partita).

Ai Mondiali 1990 
Partecipa alla Coppa del Mondo Italia '90 durante la quale gioca con il numero 15.
Nelle prime due partite viene lasciato in panchina da Vicini ma, appena chiamato in causa, non delude ed alla sua prima apparizione nella sfida con la Cecoslovacchia mette a segno un gol memorabile, considerato il più bello del Mondiale e settimo nella classifica del più grande gol nella storia della Coppa del Mondo FIFA, partendo da metà campo e dribblando mezza squadra avversaria. Così nelle successive partite viene schierato titolare al fianco di Schillaci anche se, nella decisiva semifinale di Napoli contro l'Argentina, l'allenatore punta su un poco convincente Vialli, ed entra in campo al posto di Giannini solo al 73' sfiorando il gol su punizione e segnando il suo tiro dal dischetto nella serie di rigori che premia l'Argentina, dopo gli errori di Donadoni e Serena.
Nella finale per il terzo posto, disputata a Bari, contro l'Inghilterra, mette a segno un altro gol dopo aver astutamente rubato la palla al portiere inglese Peter Shilton. La partita finisce 2-1 per gli azzurri che si aggiudicano così il terzo posto nel Mondiale casalingo. Da segnalare, nella medesima partita, la sua altruistica scelta di far tirare il calcio di rigore decisivo a Schillaci, in modo da permettergli di vincere la classifica dei marcatori del torneo con 6 gol.

Ai Mondiali 1994 
Durante la stagione 1993-1994, fatica ad entrare in forma a causa di piccoli ma fastidiosi acciacchi, eppure il CT italiano Arrigo Sacchi fa di tutto per recuperarlo fisicamente e psicologicamente, considerandolo "un patrimonio del calcio italiano".
Gli incontri di preparazione ai Mondiali non vanno nel migliore dei modi: sconfitta 1-0 a Napoli con la Francia, e vittoria per 1-0 contro la Svizzera. Inoltre, Arrigo Sacchi, dopo la rinuncia di Roberto Mancini all'azzurro, non sembra aver preso una decisione definitiva né su un preciso modulo di gioco né su una formazione-tipo. Solo Baggio ed alcuni giocatori del Milan (Baresi, Maldini, Costacurta, Donadoni) sembrano titolari inamovibili.
Italia-Irlanda: l'Italia affronta la prima partita con lo schema tattico 4-4-2, nonostante durante tutti gli incontri preparatori Sacchi l'avesse schierata con il 4-3-3. Tenta qualche assist in favore di Signori ma nel complesso la sua partita è piuttosto anonima e l'Italia disputa il peggior match del Mondiale. L'Irlanda si impone 1-0, con gol di Houghton che all'11º del primo tempo beffa Pagliuca con un pallonetto. Oltre alla mancanza di gioco, anche la sua poco convincente prestazione preoccupa i tifosi.
Italia-Norvegia: nel secondo incontro l'Italia non può più sbagliare, deve battere la Norvegia se vuole sperare di qualificarsi agli ottavi. Questa volta, tutto sembra andare per il meglio: l'Italia incomincia la partita con il piglio giusto e lui sembra ispirato.
Tuttavia, in occasione della prima azione norvegese, Pagliuca viene espulso dopo avere toccato il pallone con le mani uscendo oltre l'area di rigore per fermare un avversario lanciato a rete.
L'Italia si ritrova in 10 ed un giocatore deve uscire per far posto al secondo portiere 
Luca Marchegiani: Sacchi, fra lo stupore generale, decide di far uscire proprio lui. Famose le immagini televisive nelle quali si vedono i suoi gesti e la sua espressione e soprattutto il suo labiale
«Ma questo è matto!» 
L'Italia, ad ogni modo, al termine di un incontro molto tirato, riesce a vincere per 1-0, con un gol di testa di Dino Baggio su assist di un ispiratissimo Giuseppe Signori.
Italia - Messico: in occasione del terzo incontro, Italia e Messico pareggiano 1-1 (gol di Massaro per l'Italia e Bernal per il Messico), ma lui sembra l'ombra di se stesso.
L'Italia si qualifica agli ottavi solo grazie al ripescaggio come una delle migliori terze classificate nei gironi. Agli ottavi ci si aspetta di affrontare l'Argentina di Batistuta e di  Maradona, ma gli argentini
(privati del Pibe de oro, sospeso per doping) perdono contro la Bulgaria.
È così la Nigeria a classificarsi prima del suo gruppo e ad affrontare l'Italia.
Italia-Nigeria: a Boston la Nigeria, campione d'Africa in carica, passa in vantaggio al 26' con un gol di Amunike, dopo una carambola in area. L'Italia è costretta a vincere e gioca una prima frazione accettabile,
nei limiti consentiti dalle proibitive condizioni climatiche (per esigenze televisive le partite si disputano nel primo pomeriggio di una torrida estate americana).
Nonostante l'Italia fosse in 10 uomini a causa dell'espulsione di Gianfranco Zola, a due minuti dalla fine, Baggio riceve un pallone sul limite dell'area da Roberto Mussi e lascia partire un tiro rasoterra ed angolato che entra alla destra di Rufai, passando fra una selva di gambe e portando l'Italia al pareggio.
Nel primo tempo supplementare Benarrivo lanciato da uno spettacolare passaggio di Baggio, subisce un fallo in area e l'arbitro fischia il calcio di rigore.
Spiazza il portiere e segna con l'aiuto del palo. L'Italia vince 2-1.
Italia-Spagna: nei quarti di finale l'Italia supera la Spagna ancora per 2-1 con i gol di Dino e Roberto Baggio che segna quasi allo scadere un gol di pregevole fattura: Nicola Berti lancia con precisione Beppe Signori,
il quale lancia subito per il numero 10 che, involatosi verso l'area spagnola, aggira danzando sul pallone l'uscita di Zubizarreta e tira in porta da posizione impossibile vanificando il recupero alla disperata di un difensore spagnolo.
Italia-Bulgaria: in semifinale, l'Italia batte la Bulgaria di Stoichkov ancora per 2-1, grazie alla sua doppietta.[45]
Il primo gol nasce da un fallo laterale battuto da Donadoni,
il quale dà la palla direttamente al fantasista che si accentra dal vertice sinistro dell'area di rigore e, dopo aver saltato un avversario, batte il portiere con un tiro a giro che si infila vicino al secondo palo.
Il secondo gol, quinto del "Pallone d'Oro" nella rassegna iridata, arriva grazie ad un preciso diagonale su lancio millimetrico di Albertini, che entra a fil di palo alla destra del portiere bulgaro Mihailov.
Nel finale di gara rimane vittima di un infortunio muscolare, complici il caldo e la fatica.
Italia-Brasile: si gioca contro il Brasile allo stadio 
Rose Bowl di Pasadena, sobborgo di Los Angeles, sotto il solito torrido sole. Arrigo Sacchi decide per l'occasione di rischiare sia il capitano Franco Baresi, rientrante dopo l'operazione al menisco, sia il Codino, che non ha recuperato a pieno dopo lo stiramento nella precedente partita.
Nonostante nel primo tempo esibisca una prestazione di alto livello, paga l'infortunio e, pur rendendosi pericoloso dalle parti del portiere verdeoro Claudio Taffarel, non riesce ad essere decisivo come nelle partite precedenti, sforzando stoicamente la gamba malconcia. Il match, difficile e teso, rimane bloccato sullo 0-0 sino alla fine dei tempi supplementari.
I rigori danno la vittoria ai sudamericani per 3-2, con l'ultimo rigore sbagliato proprio da Baggio, che manda alto sopra la traversa, dopo gli errori di Franco Baresi e Daniele Massaro.
Nel 2000 sarà protagonista di uno spot per una nota compagnia telefonica, che riprenderà la celebre scena dell'errore di Baggio, modificata digitalmente in maniera da fare realizzare il rigore decisivo contro il Brasile.

Ai Mondiali 1998 
Partecipa a Francia '98, il suo terzo Mondiale, con il ct Cesare Maldini. L'opinione pubblica si divide sul "dualismo" tra lo stesso Baggio e Del Piero, seppur rientrante da un infortunio rimediato nella finale di Champions League.
Baggio parte titolare in attacco al fianco di Christian Vieri contro il Cile nella prima partita e dimostra subito di essere uno dei giocatori più in forma tra gli Azzurri: inventa l'assist per il gol di Vieri, si procura e segna il rigore che riporta l'Italia sul pari dopo la rimonta cilena. Memorabile è l'esultanza, quasi liberatoria, dopo il centro dal dischetto, quattro anni dopo quell'infausto rigore che aveva tolto all'Italia il titolo mondiale.[48] Nella seconda partita, vinta 3-0 contro il Camerun, sforna l'assist su calcio d'angolo per il primo gol di Di Biagio e gli annullano un goal per fuorigioco, ma la sua prestazione appare meno brillante rispetto alla gara d'esordio, complici anche alcuni ruvidi interventi a suo carico da parte dei difensori africani e si consuma la prima "staffetta" con Del Piero.
Contro l'Austria segna il 2-0 su assist di Filippo Inzaghi.
Durante l'incontro si consuma ancora la "staffetta Baggio - Del Piero",
con Baggio che subentra al compagno nella ripresa.
Dopo non essere stato impiegato nella partita degli ottavi contro la Norvegia, entra nel corso della partita con la Francia, valida per i quarti di finale, al posto di Del Piero, offre notevoli giocate e nei supplementari, lanciato da Demetrio Albertini sfiora persino
il golden gol, calciando in corsa un pallone che sfila di pochissimo dal palo destro della porta di Fabien Barthez.
Nell'epilogo ai calci di rigore segna il primo tiro dagli 11 metri. L'Italia sarà eliminata dopo gli errori di Demetrio Albertini e Luigi Di Biagio. 
Grazie alle due marcature di questo mondiale raggiunge il record appartenente a Paolo Rossi a quota 9 gol (il record verrà raggiunto anche da Vieri durante i mondiali 2002) nella classifica dei bombers italiani ai mondiali e diventa l'unico giocatore italiano ad aver segnato in tre mondiali diversi.



L’ultima partita in Nazionale 
Il 28 aprile 2004 a Genova gioca, a 37 anni, per l'ultima volta in Nazionale, grazie alla convocazione-tributo da parte del ct Trapattoni
in occasione di una partita amichevole contro la Spagna (fino a quel momento soltanto Silvio Piola era stato celebrato in questo modo).
La partita, terminata 1 a 1, è ricca di suoi numeri e l'affetto degli sportivi italiani è espresso da ovazioni continue ogni qualvolta tocca palla e da una standing ovation quando viene sostituito negli ultimi minuti da Fabrizio Miccoli.
Per via dell'altissimo livello delle sue prestazioni, l'opinione pubblica e la stampa spingono per vederlo in campo prima alle Olimpiadi e ai seguenti Europei del 2004,[54][55] ma quella di Genova resterà la sua ultima apparizione in azzurro.
Nonostante il suo rendimento ai Mondiali non è mai stato convocato per un Europeo.

Dirigente 

Su proposta del Presidente della FIGC Giancarlo Abete, d'accordo con il Presidente del'AIAC Renzo Ulivieri, il 4 agosto 2010 viene ufficializzata la sua nomina a Presidente del Settore tecnico della Federazione.

Dopo il ritiro da calciatore 

È proprietario di una azienda agricola in Argentina nella quale si reca spesso per trascorrere dei periodi di relax e per praticare la caccia, 
uno dei suoi hobby preferiti.
Il suo nome è stato da più parti accostato ad un possibile ruolo dirigenziale all'interno della Juventus, in particolare per quanto riguarda la carica di vice-presidente, successivamente alloscandalo esploso nelle fasi finali del campionato 2005-2006. 
Il presidente dell'Inter Massimo Moratti ha inoltre dichiarato che gli affiderebbe volentieri il ruolo di allenatore delle giovanili nerazzurre. 
Nel gennaio 2005 si era parlato di un interessamento del Boca Juniors, che voleva ingaggiare un numero 10 di fama mondiale nell'anno del suo centenario. 
Nel corso del 2006, sebbene lontano dall'attività agonistica da oltre due anni, ha ricevuto un'offerta per tornare in campo con la squadra australiana del Sydney FC e dall'allora allenatore del LivornoCarlo Mazzone.[61]
L'8 marzo 2008, partecipa alla grande festa per i 100 anni dell'Inter, entrando in campo al "G. Meazza" dopo il successo per 2 a 0 dei nerazzurri contro la Reggina.[62]
Il 25 febbraio 2010, nel corso di un'iniziativa editoriale a Milano 
per la presentazione di una collana di 10 DVD in suo onore dal titolo Io che sarò Roberto Baggio, ha rivelato di essere pronto a rientrare nel mondo del calcio, smentendo le dichiarazioni del  
2005 che prevedevano un suo eventuale futuro dirigenziale:
« ...potrei prendere in considerazione l'ipotesi di allenare in futuro.
È una sfida… e a me le sfide piacciono! ».


Roby Baggio dopo aver sbagliato il rigore nella finale di USA '94 contro il Brasile

 Statistiche
Per quanto riguarda i rigori, nella sua carriera ne ha realizzati 108 (10 nel Vicenza, 25 nella Fiorentina, 38 nella Juventus, 5 nel Milan, 11 nel Bologna, 1 nell'Inter, 11 nel Brescia e 7 in Nazionale) su 122 tirati, fallendone quindi solo 14, di cui 4 poi convertiti in rete dopo la respinta del portiere. Per quanto concerne i rigori extra-time, naturalmente esclusi da questa statistica, ne ha realizzati 3 su 4, sbagliando il famoso rigore della finale di USA '94.
Tornando alle reti in generale, l'avversaria più colpita nella sua carriera è stata l'Inter, colpita 17 volte (13 in Serie A, 4 in Coppa Italia). A livello di Nazionale, l'avversaria più colpita è stata la Bulgaria contro cui ha segnato 4 reti. Contro il Foggia vanta invece la miglior media gol segnati/partite giocate in Serie A, con 8 gol in 7 partite.
Nella stagione 1992-1993 in Serie A in Juventus-Udinese ha realizzato il record di reti realizzate in una partita, con una quaterna senza l'ausilio di rigori.
Per quanto riguarda le partite consecutive suggellate da gol in Serie A, il palmares va alla stagione 2000-2001 nel Brescia, quando Baggio, "andando in rete" consecutivamente dalla 24ª fino alla 29ª giornata inclusa, ha realizzato in quel lasso di tempo 8 delle 10 reti segnate in Serie A in quella stagione.
Su 6 presenze e 4 gol segnati in Champions League con l'Inter nella stagione 1998-1999, 2 presenze ed un gol si riferiscono al turno preliminare.
A livello di Nazionale è l'unico calciatore Italiano ad aver segnato in 3 edizioni della Coppa del Mondo e con 9 reti è l'Italiano ad aver segnato più reti in quella competizione a pari merito con Paolo Rossi e Christian Vieri.
Per quanto riguarda le sanzioni disciplinari, Baggio in carriera ha ricevuto 4 espulsioni, di cui 3 nella stagione 1988/89 nella Fiorentina (1 in Coppa Italia, 2 in Serie A) e una in Serie A nella stagione 1997/98 nel Bologna.
Sommando le cifre di presenze e gol in Nazionale maggiore (56 presenze/27 gol) con quelle in competizioni professionistiche riservate ai club (643 presenze/291 gol), ha complessivamente totalizzato nella sua carriera 699 presenze e 318 gol (di cui 108 su rigore), ed è il terzo marcatore di sempre in Italia, dietro solo a Giuseppe Meazza e Silvio Piola. A questi dati si aggiungono 3 presenze e 2 gol nella selezione FIFA World Stars. 

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